giovedì 17 ottobre 2013

La sperimentazione delle poesie futuriste

Il Futurismo, basato su principi di azione, velocità e dinamismo e con il suo programma di rivolta contro la cultura del passato e del sapere tradizionale, è sinonimo di innovazione nella letteratura italiana del XX secolo. Proprio per i precedenti motivi, questo movimento di avanguardia italiano è stato scelto come nostro tema per la settimana della lingua e della cultura italiane nel mondo. 



In particolare, per questo progetto abbiamo creato delle poesie basate sui temi più diversi, attenendoci agli ideali del Futurismo espressi da Filippo Tommaso Marinetti nel suo “Manifesto Tecnico della Letteratura Futurista”, ispirandoci alle sue parole in libertà, alle poesie visive di Govoni e ai calligrammi di Apollinaire:


    
F.T.Marinetti
G.Apollinaire
C.Govoni


Di seguito, le poesie futuriste composte dagli alunni della Classe IV Liceo Scientifico accompagnate dall'analisi che ognuno degli studenti ha scritto per il proprio componimento:



La poesia rappresenta il momento della caduta di una bomba in mezzo al campo di battaglia. La bomba però in questa poesia è qualcosa di molto positivo perché sarà lei, alla fine, l'unica capace di portare la pace attraverso l'estinzione del genere umano. La poesia è costruita per essere il più dinamica possibile, quasi cinematografica: il diminuire dello spazio tra le righe e lo schiacciamento delle parole rappresentano la velocità con cui il testo deve essere letto che aumenta con l'avvicinarsi della fine. L'opera è divisa in tre parti molto precise. La prima rappresenta il momento in cui la bomba viene lanciata, le onomatopee attorno rappresentano i rumori della guerra che ha luogo nel campo di battaglia sottostante e ci sono anche molte citazioni religiose: la bomba è paragonata a Lucifero che, anche se odiato da tutti, compie un ruolo importantissimo nella punizione divina. La poesia in questa parte compie il ruolo di messaggero della bomba e annuncia l'inevitabile fine di tutti quelli presenti nel campo di battaglia. La bomba è paragonata anche a un seme dell'albero proibito, la conoscenza, il progresso che però portano in sé una punizione, la distruzione. Compaiono in questa parte anche delle citazioni di due poeti italiani, Foscolo (v.7) con la “fatal quiete” e Dante (nuovamente un paragone infernale) che “cade come corpo morto cade”. Questa prima parte si chiude con l'immagine del treno che parte dalla stazione, ovvero la bomba inizia la sua caduta. Nella seconda parte aumenta la velocità di caduta della bomba, arrivata già a metà del percorso, e le onomatopee diminuiscono molto perché le persone interrompono la guerra nel momento in cui percepiscono l'arrivo della bomba sulla terra. Questo è il momento più drammatico e veloce della poesia. A causa della sua forma e della sua apparente immobilità, l'ordigno viene paragonato a un pesce pietrificato, plutonico (a causa del suo contenuto, visto che si tratta di una bomba atomica). La metafora “ghiaccio nel deserto” può essere compresa in riferimento al riflesso del sole su di essa che produce un brillio simile a quello del ghiaccio, e al fatto che come un uomo nel deserto desidera un pezzo di ghiaccio, così la guerra desidera una bomba per la sua fine. La bomba distrugge tutto, anche le lingue (e infatti nei versi successivi compaiono frasi scritte in portoghese, inglese, spagnolo e nella lingua della matematica, la lingua del progresso). La bomba viene definita “prima viva tra i vivi” a causa della sua composizione atomica, base di tutta l'esistenza, e “prima morta tra i morti” in quanto con la sua esplosione sarà la prima distruttrice. Negli ultimi due versi si susseguono rapidamente dei verbi che rappresentano gli ultimi pensieri di un unico uomo nell'attimo prima dell'esplosione della bomba. La poesia si ferma e l'unica cosa che resta è il morire che traccia un cammino verso l'esplosione della bomba rappresentata dal calligramma con l'onomatopea BUM. Il terzo momento della poesia è il silenzio e l'unica onomatopea presente è il suono del vento. Il verso finale rappresenta la pace dopo l'esplosione atomica.
Carlos H. Prado




Il camaleonte, simbolo di cambiamento e camuffamento, riesce sempre ad adattarsi all'ambiente, provando a nascondersi in mezzo agli altri. In questa poesia modernista, il camaleonte rappresenta la maggior parte dell'umanità che ha questo bisogno di essere uguale a quello che c'è intorno. La poesia rappresenta una critica a queste persone che ogni minuto che passa si allontanano sempre più da quell'essere originale, unico e quasi divino che erano all'inizio. Quanto più gli uomini provano a cambiare, tanto più si uguagliano agli altri.
Arthur Jungbauer e Luigi Perillo




Attenendoci al Manifesto del Movimento Futurista, abbiamo realizzato questa poesia seguendo alcune delle regole principali: l’uso del verbo all’infinito, che dona più elasticità all’opera, come pure la distruzione della sintassi, disponendo i sostantivi come nascono. Tra gli altri artifici usati spiccano l’abolizione dell’aggettivo, dell’avverbio e della punteggiatura. Con la gradazione di analogie che acquistano progressivamente doppi sensi sempre più spiccati, dati dai diversi sinonimi di cadere, si dimostra il sentimento profondo di amore oppure odio che collega le cose più distanti dalla realtà. Come,per esempio, l’io lirico e la grande torre di Pisa. Viene introdotto anche il peso della materia che rappresenta un'allegoria delle sofferenze e delle pressioni che subiamo. Tutti questi elementi sono introdotti utilizzando solamente il campo semantico del verbo cadere. La degradazione del nostro animo, assieme alla torre, è evidente nella progressione della poesia che si dimostra sempre più angosciosa e disperata, finché non si arriva al climax con il colpo finale dato dall'onomatopea BUM. La scelta della torre di Pisa è stata motivata dal fatto che la fama della torre è dovuta alla sua pendenza, senza però crollare mai. Questo rifiuto di lasciarsi andare può essere associato alla nostra personalità.
Giulia Cazzoletti e Paula Jabour



La poesia “Clic, clic, clic” è direttamente ispirata all'opera di Marinetti. L'argomento del testo è la globalizzazione attraverso l'informatica (anche se soltanto il titolo ha un riferimento diretto al mondo del computer). I versi della poesia presentano tra parentesi l'indicazione di invio, mostrando al lettore il momento di andare a capo. Lo spazio tra le parole a volte e rappresentato normalmente, altre attraverso la sequenza di numeri 00100000 che indica lo spazio in codice binario. L'unico punto finale è, appunto, alla fine del testo, scritto in modo più uniforme possibile per ricordare la formattazione del computer.
Leonardo Assis Silva




Questa poesia parla del significato della libertà e la paragona a un uccello che entra dalla finestra. La libertà è poter oltrepassare le nostre barriere materiali e immateriali e l'immagine della finestra rappresenta queste barriere. La poesia è un calligramma in cui le parole che compongono la poesia sono disposte a creare l'immagine di una finestra. Il termine finestra è isolato e distaccato rispetto al resto del testo proprio perché rappresenta il titolo del componimento.
Henrique Xavier Vitoria

La parola allusiva ed evocativa nei testi di Alfonso Gatto

Il poeta salernitano Alfonso Gatto (1908/1976) è tra i fondatori della rivista fiorentina "Campo di Marte", che ha avuto una funzione fondamentale nell'affermazione dell' Ermetismo. I suoi testi degli anni trenta sono considerati esemplari    per l'uso privilegiato dell' analogia, della parola evocatrice ed allusiva di  molteplici significati, secondo la linea tracciata da Ungaretti, che ha costituito un punto di riferimento per questa esperienza poetica. La concezione della poesia "pura", distaccata dalla realtà contingente, tipica di questo movimento, entra in crisi col secondo conflitto mondiale, facendo emergere la necessità di aprirsi maggiormente alla Storia.




Abbiamo letto e commentato i testi, li abbiamo confrontati con quelli di Quasimodo e di Ungaretti ed infine abbiamo montato il video,  abbinando le poesie  ai  luoghi ed alla musica,  quasi a creare un percorso culturale  tra  scrittura, immagini, note musicali:





La poesia Salerno di Alfonso Gatto ritrae in soli tre versi, rimati tra di loro, le sensazioni che gli vengono trasmesse dalla sua terra natale. Il poeta paragona l'inverno dolce all'eterno. Questa però è un'antitesi, giacché l'inverno è una metafora e sta a indicare la tristezza. Una dolce tristezza in riferimento a Salerno simboleggia la nostalgia dell'autore.
Ci sono similitudini e differenze tra questa poesia e Mattina di Ungaretti. Entrambe le poesie sono corte e apparentemente semplici e hanno dei riferimenti all'infinito.
Mentre Mattina ci trasmette una sensazione positiva dell'infinito attraverso la luce che si irradia, Salerno trasmette una sensazione negativa tramite una nostalgia senza fine.
Mattina viene spesso paragonata a Ed è subito sera perché entrambi i componimenti cercano la verità attraverso l'illuminazione. Nella poesia di Quasimodo però la luce ha una connotazione negativa perché trafigge, ferisce l'uomo.
João Pedro Diniz, IV ITC



L'erta
Quella cima maledetta
più si allunga se guardata,
i miei passi di formica
sono lotte di un´ armata.
S´ arrende il sole all'orizzonte
Mentre la sera invade il fronte.
Amata cima ti ho conquistata,
ma la guerra non è finita,
domani è un'altra giornata.
Agustin Quinoñez, IV ITC



Nella poesia Salerno, il poeta Alfonso Gatto utilizza caratteristiche letterarie ermetiche, come la brevità e l'estrema concisione. Fa la sua riflessione a partire da un luogo che per lui ha un riconoscimento speciale, la terra natale.
Nei primi due versi “Salerno rima d´inverno / o dolcissimo inverno”, secondo me l´autore si riferisce nostalgicamente ad una bella stagione di questa città, dove è nato, ha vissuto, ha avuto belle esperienze. Nel terzo verso l´aggettivo “eterno” in rima con “Salerno” esprime il sentimento che ha con la città, una città che non uscirà mai dalla sua memoria, una città che gli lascerà sempre un buon ricordo, la dolcezza di certi momenti, odori, persone.
Pedro Rena Todeschi, IV ITC



Da poeta ermetico Gatto ha scritto poesie chiuse, con un linguaggio di difficile interpretazione, pieno di analogie e figure retoriche. Si vede la celebrazione della terra natale come risultato di una certa nostalgia e il gioco di parole attraverso l´ambivalenza dei significati, le rime perfette e le sue varianti consonanti. In Alba a Sorrento da subito si parte con le sensazioni, facendo riferimento al freddo, ma anche ai limoni, che portano alla memoria un gusto e un profumo che si intensifica con l'utilizzo della parola “esalare”. Subito dopo possiamo rivedere lo stesso meccanismo con i rami d'arancio e il vento che trasporta il polline dei gerani. Con i “monti pallidi” il poeta richiama la nostra sensazione visiva, così come fanno i “fanali”, mentre con le “voci remote” e le “ruote dei primi carri” richiama la sensazione uditiva.
Rispetto agli aspetti proprio tecnici, abbiamo una rima perfetta tra cancelli/monelli ed una consonante tra rosate/remote. Il titolo, a sua volta, rappresenta l'esaltazione della terra madre.
Possiamo relazionare questo testo con Vento a Tindari di Salvatore Quasimodo, che si riferisce a Tindari come terra madre e attribuisce ad essa le bellezze della sua memoria, facendo sempre riferimento a sensazioni visive, attraverso la descrizione dei luoghi, ma anche ai suoni e alle analogie.
Ananda Campolina, IV ITC



Alla luce che spira
Piange.
Nell'ombra dei sospiri sfuggiti
e persi, volanti e disperati
sparsi nella bianchezza del velo,
la finestra del treno fa gli occhi appannati,
oscillanti al tempo stesso.
Vide quello che era passato
si rende manifesto il non fatto:
occhi fissi alla stazione finale del treno.
Lorraine Kelly Ribeiro Moia, IV ITT



Il bosco
Mi guardo attorno ma nessuno c'è
solo alberi fitti e lunghi in vista.
Quando guardo in cielo un raggio di luce mi rallegra
quando me ne accorgo la notte se ne è già impossessata.

La poesia il bosco è composta da due strofe, ognuna di due versi liberi. Parla di un momento della vita dell'autore che si trova in difficoltà. Gli alberi simboleggiano le persone che non si accorgono della sua esistenza, perciò si sente solo. L'autore si sente piccolo in questo bosco infinito e quando la felicità è arrivata e pensa che durerà per sempre è già finita.
Pedro Herique Ferreira Duarte, IV ITC




Il poeta Alfonso Gatto nella poesia “Alba a Sorrento” descrive l’alba proprio in questo luogo, caratterizzato dai limoni, dai rami d’arancio, dai gerani, dal vento e da un sole ancor tranquillo, mettendo in evidenza il silenzio di questo momento e la solitudine.
In questi versi il poeta utilizza il suo inconfondibile linguaggio ermetico, come si può vedere dall’uso di certe parole che evocano immagini o alludono a situazioni.
Le rime sono sparse, perfette tra cancelli/monelli, persiane/cane, consonanti tra rosate/remote.
La poesia di Salvatore Quasimodo “Ed è subito sera” racchiude in pochi versi il significato profondo delle parole. Nel primo verso il poeta esprime la solitudine dell’uomo che si trova al centro delle cose, dove la vita pulsa; nel secondo il raggio di sole trafigge l’uomo, lo colpisce, trasformando il raggio stesso in un portatore di dolore; nell’ultimo verso viene la sera, simbolo della fine. Ho messo in relazione queste due poesie perché mi sono molto piaciute. Entrambe evidenziano la solitudine esistenziale, una a partire da riflessioni su un posto e l’altra sull’uomo.

Vitòria Zuppo, IV ITT


Prof.ssa Maria Monteforte
Classi IV ITC e IV ITT

mercoledì 16 ottobre 2013

Storia dei generi del cinema italiano

L’idea principale è stata quella di costruire una discussione intorno alla cultura cinematografica italiana e intorno a tutti i temi che questa può trattare, la quale terminerà, dopo uno studio approfondito, in un’esposizione completa durante la Fiera della Cultura che la Fundação Torino organizza ogni anno. Il blog agisce dunque come una sorta di appoggio e di comunicazione su questa discussione.
In questo progetto abbiamo, insieme agli studenti, l’ambizione di percorrere un cammino che vada dal cinema classico, con contributi di grandi maestri del cinema, a quello contemporaneo. La classe del I Liceo Scientifico lavorerà per approfondire un film e il genere cui appartiene, analizzando i temi principali individuati in:
-Il punto di vista dell’autore;
-Il messaggio del film e i suoi significati;
-I simboli;
-I paragoni con il momento storico;
-L’espressione artistica;
Per il momento, pubblichiamo nel blog il lavoro svolto in classe dagli alunni sulla storia dei generi del cinema, un settore in cui, nell’immediato dopoguerra (anche grazie alla costruzione degli studi cinematografici di Cinecittà) fino agli anni Settanta, il cinema italiano è stata esempio e fonte di ispirazione per molti registi di fama mondiale come ad esempio il grande Stanley Kubrick.



Il Genere giallo, dedicato ai film di suspence e polizieschi, nato negli anni 60, si sviluppa nel decennio successivo, in Italia, con un carattere diverso, dando origine al giallo horror, anche conosciuto come giallo all'italiana. Questo genere è una perfetta fusione tra le atmosfere thriller e i temi tipici del cinema horror. Generalmente è ambientato in grandi città italiane, il mostro o l'assassino non sono mai esibiti e le vittime preferite dal killer sono sempre belle donne. Il suo principale regista, che diede successo internazionale al genere, è Dario Argento. È un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico, noto internazionalmente come maestro del brivido. Tra i suoi lavori più importanti Profondo rosso, L'uccello dalle piume di cristallo, Opera, Le tre madri. Una sua caratteristica principale è trasmettere nelle sue opere le proprie paure, concentrandosi sui meccanismi del terrore e facendo sì che i suoi film siano anche personali. Nei suoi film, il regista dichiara:"forse il successo dei miei film è dovuto anche ad alcuni trucchi o espedienti psicologici che utilizzo per rappresentare la paura, associandola al ricordo che ognuno di noi porta dentro di sé, nel proprio inconscio." La colonna sonora di questo genere consiste in musiche che stimolano la paura e la psicosi dell'inconscio, come le musiche del gruppo Goblins. Questa é una banda di rock progressivo, nota in particolare nei film di Dario Argento.
Aline, Giulia, Luisa, Yasmin




Il Cinema d'Autore è nato alla fine degli anni Cinquanta, ed é caratterizzato da tematiche esistenziali che sono più introspettive che descrittive, estremamente attento alle psicologie dei personaggi più che agli eventi. I registi più importanti sono:  


-Federico Fellini, che abbandonò gli schemi narrativi tradizionali e adottò un universo circense fantastico, di difficile comprensione al pubblico ma molto amato dalla critica.




 



-Michelangelo Antonioni, conosciuto come il maestro dell'alienazione e dell'incomunicabilità, la sua cinematografia è lenta e riflessiva.









-Pier Paolo Pasolini iniziò nel cinema con il film Accattone, e narrava del sottoproletariato, che viveva senza speranza. Pasolini considerava il cinema un linguaggio molto diverso dalle altre arti e sentiva il bisogno di essere asciutto e di usare i mezzi più semplici. Come disse lui stesso: "La grande difficoltà che uno scrittore deve affrontare per esprimersi "girando" è la metafora. Tutta la lingua scritta consiste praticamente in una serie di metafore, più o meno concentrate, ora lunghe con paragoni e similitudini, ora immediate. Nel cinema tutto ciò non esiste".

Maria Teresa, Emma, Victoria, Elisa





Il Neorealismo è un movimento culturale nato e sviluppatosi in Italia durante e dopo la II Guerra Mondiale, quando in Italia la situazione di caos ispira la nascita di un nuovo movimento prima cinematografico e poi letterario, diffuso nella metà del Novecento. I neorealisti riprendono ideali del verismo ottocentesco e analizzano per di più la crisi economica del dopoguerra e la spartizione dell'Europa in est e ovest.  


Il neorealismo utilizza, nei romanzi, un linguaggio di facile comprensione per la massa popolare, ricorrendo a volte all'uso del dialetto per farsi leggere da un maggior numero di persone.
Forse fu il periodo più difficile per l'Italia nell'età moderna che ha avuto dei riflessi molto importanti sul cinema tra il 1943 e 1953.

Alcuni dei maggiori registi degli anni '40 furono Roberto Rossellini ("Roma Città Aperta"), Vittorio De Sica ("Ladri di Biciclette").

 Il cinema neorealista è caratterizzato da trame ambientate in massima parte fra le classi disagiate e lavoratrici, comunque riprese all'aperto, e utilizza spesso attori non professionisti per le parti secondarie e a volte anche per quelle primarie. La situazione economica e morale del dopoguerra italiano sono i principali temi trattati nei film.
Loro riflettono le condizioni di vita, di speranza, di riscatto, di desiderio di lasciarsi il passato di disperazione, povertà e frustrazione alle spalle e di cominciare una nuova vita. Per avere una maggiore fedeltà alla realtà quotidiana, i film venivano girati all'esterno e rendono perfettamente l'idea della situazione urbanistica di quel momento storico.

Joao Paulo, Elmer, Sara, Fernanda




Commedia all'italiana è il termine con il quale viene indicato un filone cinematografico sorto in Italia nella seconda metà degli anni 50 e sviluppandosi nei successivi anni 60 e 70. La sua data di nascita può risalire al 1958 con il film "I soliti ignoti" di Mario Monicelli. La grande guerra era già passata e nel boom economico in cui l'Italia si trovava, le persone erano più speranzose e ottimiste,avevano una voglia di crescere e di arricchirsi. In questo contesto i film (considerati la colonna vertebrale del cinema italiano) erano più leggeri e spensierati ma avevano anche una connotazione di amarezza perché raccontano sia il lato buono del fenomeno economico sia gli abbagli e le illusioni. I principali registi furono: Dino Risi ("Il sorpasso"), Pietro Germi ("Divorzio all'italiana") e Mario Monicelli ("La grande guerra").
Una citazione a parte la merita Alberto Sordi, considerato a ragione il massimo interprete della commedia all'italiana. Nasce a Roma nel 1920, è un attore cinematografico, doppiatore e regista italiano. Citiamo solo alcuni dei suoi principali film: "Sotto il sole di Roma" (1948), "Il segno di Venere" (1955), "La grande guerra" (1959), "Crime" (1960) "Detenuto in attesa di giudizio" (1971). Si è cimentato anche in ruoli drammatici, dove ha dato prova della sua versatilità di attore. Era un rappresentante soprattutto della romanità ma mirava a mettere in evidenza i difetti e le debolezze dell'italiano medio. È morto a Roma il 24 febbraio del 2003.
Yago, Daniel, Jonas, Yves





Lo Spaghetti western nacque nel 1964 e durò fino al 1978 e si originò dal Western. Questo viene prima di un periodo di condizioni pessime della popolazione. Generalmente i film erano filmati in Italia e Spagna e dopo qualche anno molti già erano famosi in gran parte dell`Europa. I film italiani molte volte erano minimalisti, perché non avevano denaro per fare dei begli scenari o per avere grandi attori. La principale differenza tra lo Western americano e quello italiano è che nel primo c`è una lotta tra il bene e il male e il bene trionfa sempre, nel secondo l'unica cosa che importa al protagonista sono cose personali, per lui non è sbagliato uccidere per denaro o per cose minime, una sorta di antieroe il cui unico profitto è il denaro. Il maggiore regista italiano in questo periodo fu Sergio Leone (Roma 1929-1989), un genio riconosciuto universalmente per i suoi straordinari film. Infatti, nonostante abbia diretto pochi film, la sua regia ha fatto scuola e ha contribuito alla rinascita del western negli anni Sessanta grazie a film come “Per un pugno di dollari”, “Per qualche dollaro in più”,”Il buono, il brutto, il cattivo” che formano la cosiddetta trilogia del dollaro.
Fernando, Thiago, Mateus e Jonathan





Per certi aspetti, il cinema postmoderno e digitale si pone come una sorta di sintesi del cinema classico e di
quello della modernità. Da quest’ultimo riprende una certa volontà di sperimentazione, ponendosi come un tentativo di allargare i confini delle possibilità espressive del linguaggio cinematografico. Del cinema classico, invece, riprende la scelta di soggiogare il proprio spettatore nel flusso delle immagini e dei suoni del film. Le opere postmoderne appaiono spesso come evidenti prodotti di finzione (come erano quelli della Nouvelle Vague) ma più vicini all’idea di un giocattolo che di un testo talvolta un po’ troppo ermetico. Essi realizzano alla perfezione, portandola alle estreme conseguenze, l’idea hitchcockiana che i film non sono tanto dei «pezzi di vita» quanto dei «pezzi di torta». Si rivolgono a uno spettatore più smaliziato di quello del cinema classico, non nascondono la propria artificialità, ma ricorrono a un gioco di attrazioni e fuochi d’artificio (anche grazie all’uso del digitale) che immergono lo spettatore in un bagno di sensazioni, che può ricordare l’esperienza vissuta in un luna park o in un concerto rock (non a caso è stata coniata, come vedremo, la definizione di «film concerto»). Il cinema postmoderno (anche in molte sue varianti esplicitamente d’autore) è spettacolo a 360 gradi.
Bernard, Leonardo, Henrique



Classe I Liceo Scientifico
Prof. Riccardo Cassoli