Il
Futurismo, basato su principi di azione, velocità e dinamismo e con
il suo programma di rivolta contro la cultura del passato e del
sapere tradizionale, è sinonimo di innovazione nella letteratura
italiana del XX secolo. Proprio per i precedenti motivi, questo
movimento di avanguardia italiano è stato scelto come nostro tema
per la settimana della lingua e della cultura italiane nel mondo.
In particolare, per questo progetto abbiamo creato delle poesie basate sui temi più diversi, attenendoci agli ideali del Futurismo espressi da Filippo Tommaso Marinetti nel suo “Manifesto Tecnico della Letteratura Futurista”, ispirandoci alle sue parole in libertà, alle poesie visive di Govoni e ai calligrammi di Apollinaire:
F.T.Marinetti |
G.Apollinaire |
C.Govoni |
Di
seguito, le poesie futuriste composte dagli alunni
della Classe IV Liceo Scientifico accompagnate dall'analisi che ognuno degli studenti ha scritto per il proprio componimento:
La poesia rappresenta il momento della
caduta di una bomba in mezzo al campo di battaglia. La bomba però in
questa poesia è qualcosa di molto positivo perché sarà lei, alla
fine, l'unica capace di portare la pace attraverso l'estinzione del
genere umano. La poesia è costruita per essere il più dinamica
possibile, quasi cinematografica: il diminuire dello spazio tra le
righe e lo schiacciamento delle parole rappresentano la velocità con
cui il testo deve essere letto che aumenta con l'avvicinarsi della
fine. L'opera è divisa in tre parti molto precise. La prima
rappresenta il momento in cui la bomba viene lanciata, le onomatopee
attorno rappresentano i rumori della guerra che ha luogo nel campo di
battaglia sottostante e ci sono anche molte citazioni religiose: la
bomba è paragonata a Lucifero che, anche se odiato da tutti, compie
un ruolo importantissimo nella punizione divina. La poesia in questa
parte compie il ruolo di messaggero della bomba e annuncia
l'inevitabile fine di tutti quelli presenti nel campo di battaglia.
La bomba è paragonata anche a un seme dell'albero proibito, la
conoscenza, il progresso che però portano in sé una punizione, la
distruzione. Compaiono in questa parte anche delle citazioni di due
poeti italiani, Foscolo (v.7) con la “fatal quiete” e Dante
(nuovamente un paragone infernale) che “cade come corpo morto
cade”. Questa prima parte si chiude con l'immagine del treno che
parte dalla stazione, ovvero la bomba inizia la sua caduta. Nella
seconda parte aumenta la velocità di caduta della bomba, arrivata
già a metà del percorso, e le onomatopee diminuiscono molto perché
le persone interrompono la guerra nel momento in cui percepiscono
l'arrivo della bomba sulla terra. Questo è il momento più
drammatico e veloce della poesia. A causa della sua forma e della sua
apparente immobilità, l'ordigno viene paragonato a un pesce
pietrificato, plutonico (a causa del suo contenuto, visto che si
tratta di una bomba atomica). La metafora “ghiaccio nel deserto”
può essere compresa in riferimento al riflesso del sole su di essa
che produce un brillio simile a quello del ghiaccio, e al fatto che
come un uomo nel deserto desidera un pezzo di ghiaccio, così la
guerra desidera una bomba per la sua fine. La bomba distrugge tutto,
anche le lingue (e infatti nei versi successivi compaiono frasi
scritte in portoghese, inglese, spagnolo e nella lingua della
matematica, la lingua del progresso). La bomba viene definita “prima
viva tra i vivi” a causa della sua composizione atomica, base di
tutta l'esistenza, e “prima morta tra i morti” in quanto con la
sua esplosione sarà la prima distruttrice. Negli ultimi due versi si
susseguono rapidamente dei verbi che rappresentano gli ultimi
pensieri di un unico uomo nell'attimo prima dell'esplosione della
bomba. La poesia si ferma e l'unica cosa che resta è il morire che
traccia un cammino verso l'esplosione della bomba rappresentata dal
calligramma con l'onomatopea BUM. Il terzo momento della poesia è il
silenzio e l'unica onomatopea presente è il suono del vento. Il
verso finale rappresenta la pace dopo l'esplosione atomica.
Carlos H. Prado
Il camaleonte, simbolo di cambiamento e
camuffamento, riesce sempre ad adattarsi all'ambiente, provando a
nascondersi in mezzo agli altri. In questa poesia modernista, il
camaleonte rappresenta la maggior parte dell'umanità che ha questo
bisogno di essere uguale a quello che c'è intorno. La poesia
rappresenta una critica a queste persone che ogni minuto che passa si
allontanano sempre più da quell'essere originale, unico e quasi
divino che erano all'inizio. Quanto più gli uomini provano a
cambiare, tanto più si uguagliano agli altri.
Arthur Jungbauer e Luigi Perillo
Attenendoci al Manifesto del Movimento
Futurista, abbiamo realizzato questa poesia seguendo alcune delle
regole principali: l’uso del verbo all’infinito, che dona più
elasticità all’opera, come pure la distruzione della sintassi,
disponendo i sostantivi come nascono. Tra gli altri artifici usati
spiccano l’abolizione dell’aggettivo, dell’avverbio e della
punteggiatura. Con la gradazione di analogie che acquistano
progressivamente doppi sensi sempre più spiccati, dati dai diversi
sinonimi di cadere, si dimostra il sentimento profondo di amore
oppure odio che collega le cose più distanti dalla realtà. Come,per
esempio, l’io lirico e la grande torre di Pisa. Viene introdotto
anche il peso della materia che rappresenta un'allegoria delle
sofferenze e delle pressioni che subiamo. Tutti questi elementi sono
introdotti utilizzando solamente il campo semantico del verbo cadere.
La degradazione del nostro animo, assieme alla torre, è evidente
nella progressione della poesia che si dimostra sempre più
angosciosa e disperata, finché non si arriva al climax con il colpo
finale dato dall'onomatopea BUM. La scelta della torre di Pisa è
stata motivata dal fatto che la fama della torre è dovuta alla sua
pendenza, senza però crollare mai. Questo rifiuto di lasciarsi
andare può essere associato alla nostra personalità.
Giulia Cazzoletti e Paula Jabour
La poesia “Clic, clic, clic” è
direttamente ispirata all'opera di Marinetti. L'argomento del testo è
la globalizzazione attraverso l'informatica (anche se soltanto il
titolo ha un riferimento diretto al mondo del computer). I versi
della poesia presentano tra parentesi l'indicazione di invio,
mostrando al lettore il momento di andare a capo. Lo spazio tra le
parole a volte e rappresentato normalmente, altre attraverso la
sequenza di numeri 00100000 che indica lo spazio in codice binario.
L'unico punto finale è, appunto, alla fine del testo, scritto in
modo più uniforme possibile per ricordare la formattazione del
computer.
Leonardo Assis Silva
Questa poesia parla del significato
della libertà e la paragona a un uccello che entra dalla finestra.
La libertà è poter oltrepassare le nostre barriere materiali e
immateriali e l'immagine della finestra rappresenta queste barriere.
La poesia è un calligramma in cui le parole che compongono la poesia
sono disposte a creare l'immagine di una finestra. Il termine
finestra è isolato e distaccato rispetto al resto del testo proprio
perché rappresenta il titolo del componimento.
Henrique Xavier Vitoria