Il filo conduttore dei tre testi è la
storia, una concezione che scaturisce da un musicista, un poeta, un
drammaturgo che con essa si confrontano in momenti e in ambiti
diversi del '900 giungendo a conclusioni “nuove”. Siamo di fronte
a una storia maestra di vita, come dicevano i latini, al concetto
della storia siamo noi di De Gregori, al brechtiano chi ha cucinato
la cena della vittoria, o al pessimismo radicale del poeta Montale le
cui definizioni sono tutte al negativo?
Tu che ne pensi?
FRANCESCO DE GREGORI, "LA STORIA SIAMO NOI"
Facendo uso di metafore, chiasmi, anafore, anastrofe, antitesi, rime, accorgimenti in genere riservati al testo poetico, il cantautore italiano Francesco De Gregari ci invita a suon di musica, a essere consapevoli.
Ananda
Campolina, classe IV ITC
EUGENIO MONTALE, LA STORIA, "SATURA", 1962-1970
Eugenio Montale |
La storia
non si snoda
come una
catena
di anelli
ininterrotta.
In ogni
caso
molti
anelli non tengono.
La storia
non contiene
il prima e
il dopo,
nulla che
in lei borbotti
a lento
fuoco.
La storia
non è prodotta
da chi la
pensa e neppure
da chi
l’ignora. La storia
non si fa
strada, si ostina,
detesta il
poco a poco, non procede
né recede,
si sposta di binario
e la sua
direzione
non è
nell’orario.
La storia
non giustifica
e non
deplora,
la storia
non è intrinseca
perché è
fuori.
La storia
non somministra carezze o colpi di frusta.
La storia
non è magistra
di niente
che ci riguardi. Accorgersene non serve
a farla più
vera e più giusta.
La storia
non è poi
la
devastante ruspa che si dice.
Lascia
sottopassaggi, cripte, buche
e
nascondigli. C’è chi sopravvive.
La storia è
anche benevola: distrugge
quanto più
può: se esagerasse, certo
sarebbe
meglio, ma la storia è a corto
di notizie,
non compie tutte le sue vendette.
La storia
gratta il fondo
come una
rete a strascico
con qualche
strappo e più di un pesce sfugge.
Qualche
volta s’incontra l’ectoplasma
d’uno
scampato e non sembra particolarmente felice.
Ignora di
essere fuori, nessuno glie n’ha parlato.
Gli altri,
nel sacco, si credono
più liberi
di lui.
Montale
fornisce la propria definizione di storia per esclusione elencando
tutto quello che la storia non è. Attraverso l'anafora la
storia, la storia, il
poeta dà una serie di definizioni tutte negative per indicare
semplicemente quanto essa non sia estranea all'uomo: la
storia non si snoda, un fatto non si lega a quello successivo, non
c'è una relazione causa-effetto come gli studiosi pensano.
L'autore
nega sia la concezione marxista, che vede nel proletariato un
protagonista della storia e che però allo stesso tempo lo ignora,
sia l'idealismo perché la storia non è prodotta dal pensiero. La
poesia ci dimostra una visione antistoricista e radicalmente
pessimista che non prevede un possibile miglioramento dell'umanità.
Ester
Dias, IV ITT
BERTOLT BRECHT, DOMANDE DI UN LETTORE OPERAIO, 1939
Tebe
dalle Sette Porte, chi la costruì?
Ci sono i nomi dei re, dentro
i libri.
Son stati i re a strascicarli, quei blocchi di
pietra?
Babilonia, distrutta tante volte,
chi altrettante la
riedificò? In quai case,
·di Lima lucente d'oro abitavano i
costruttori?
Dove andarono, la sera che fu terminata la Grande
Muraglia,
i muratori? Roma la grande
è piena d'archi di
trionfo. Su chi
trionfarono i Cesari?
La celebrata Bisanzio
aveva solo palazzi per i suoi abitanti?
Anche nella favolosa
Atlantide
la notte che il mare li inghiottì, affogavano urlando
aiuto ai loro schiavi. .
Il giovane Alessandro conquistò
l'India.
Da solo?
Cesare sconfisse i galli.
Non aveva con sé
nemmeno un cuoco?
Filippo di Spagna· pianse, quando la flotta
gli
fu affondata. Nessun altro pianse?
Federico II vinse la guerra dei
Sette Anni. Chi,
oltre a lui, l'ha vinta?
Una vittoria ogni
pagina.
Chi cucinò la cena della vittoria?
Ogni dieci anni un
grand'uomo.
Chi ne pagò le spese?
Quante vicende,
tante
domande.
La
storia non giudica, ma condanna, è l'osservatrice che scaglia la
prima pietra.
La
storia non è il dittatore oppressore, ma l'oppressore silenzioso.
La
storia non è colui che combatte la guerra, ma colui che la vuole di
meno.
La storia è l'eroe valente e l'orfano
lottatore, il soldato invalido e lo schiavo sognatore.
La
storia è l'ulivo in mezzo alla battaglia, la storia è tutto e
niente, niente e tutto.
La
storia siamo tu e io, la storia siamo noi.
Agustin
Quinonez, IV ITC
Prof.ssa Maria Monteforte
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